Nel 1929 erano quasi 1600 i civili italiani residenti a Mogadiscio e il governo iniziò a pubblicare quotidianamente nella città in crescita il primo giornale della Somalia: il “Corriere della Somalia”. Il suo nome venne cambiato in “Somalia Fascista” nel 1934 ma nel 1941 venne chiuso dagli inglesi che conquistarono Mogadiscio; fu riaperto nel 1950 con il nome originario “Il Corriere della Somalia” e durò fino al 1969/1970 (leggi www.jstor.org/stable/40759963 ).
Altre pubblicazioni mensili a Mogadiscio furono “Somalia Sportiva” (1937-1940) e “Somalia Cristiana” (1936-1941). Naturalmente tutti questi giornali e riviste erano in lingua italiana fino all’aprile 1941 (successivamente gli inglesi realizzarono il “Somali Courier-Corriere della Somalia” in 3 lingue -inglese, italiano e arabo- tra il 1945 e il 1950).
All’inizio degli anni ’30, i nuovi governatori italiani, Guido Corni e Maurizio Rava, avviarono una politica di piena assimilazione dei somali. Molti somali furono arruolati nelle truppe coloniali italiane e migliaia di coloni italiani si trasferirono a vivere a Mogadiscio.La città crebbe di dimensioni e si aprirono alcune piccole aziende manifatturiere. Le industrie principali erano la lavorazione alimentare e la produzione di calzature in cuoio e prodotti in legno. Gli italiani si stabilirono anche nelle zone agricole intorno alla capitale, come Jowhar (“Villabruzzi”) e Janale (“Genale”), e svilupparono la produzione e l’esportazione delle banane.Nel 1937, nel Somaliland italiano vivevano 22.000 civili italiani, pari al 2% della popolazione del territorio (Leggi in italiano: http://xoomer.alice.it/fernandotermentini/somalia.htm).
La maggioranza risiedeva nella capitale Mogadiscio, con altre comunità italiane concentrate a Jowhar (”Villabruzzi”), Adale (”Itala”), Genale e Chisimaio. Alcuni vivevano anche nella città settentrionale di Dante (oggi chiamata Hafun), mentre lavoravano nelle locali miniere di sale più grandi del mondo.